Recensioni MTB

Kavenz VHP 16: test enduro aggressiva fatta a mano

Oggi vi presentiamo la nostra recensione della nuova Kavenz VHP 16 2022, ossia il test di una mountain bike robusta da enduro che viene realizzata e montata interamente a mano in Germania.

Se amate i prodotti dal sapore artigianale e stravedete per le saldature a vista, apprezzerete sicuramente le linee e le doti di questa MTB full suspended da discesa. Già dal primo colpo d’occhio risaltano con evidenza le sue forme spartane e minimali, accompagnate da alcune soluzioni ingegneristiche piuttosto originali.

Il tutto è guarnito con una componentistica raffinata ed esclusiva che non passa inosservata.

Test Kavenz VHP 16

Il telaio della Kavenz VHP 16 viene saldato manualmente impiegando tubature dritte di alluminio 7020, una soluzione “old school” che va sicuramente in contro tendenza rispetto alle classiche silhouette moderne contraddistinte dall’idro formatura. Lo chassis ospita due ruote da 29 pollici ma può essere utilizzato anche in configurazione Mullet con diametro differenziato.

Inoltre il cliente può richiedere la personalizzazione delle geometrie, variando a piacimento le diverse misure che compongono il telaio, in base alle misure antropometriche e allo stile di riding. Questa MTB viene quindi proposta esattamente come un abito esclusivo cucito su misura.

Il dettaglio che caratterizza maggiormente la Kavenz VHP 16 è il suo cinematismo High Pivot che gestisce una corsa posteriore da 160 millimetri: il sistema utilizza una biella alta con puleggia chiamata dal produttore VPH 16 (Virtual High Pivot).

Kavenz VHP 16 trasmisisone SRAM Eagle X01
High Pivot Cinematismo

Nel modello messo a nostra disposizione per il test, all’anteriore troviamo una forcella ammortizzata da 170 mm, anche se il telaio può ospitare sospensioni che partono da 160 mm e arrivano fino a 180 mm.

Attualmente la Kavenz VHP 16 viene proposta come framset o come chassis nudo, che in questo caso ha un prezzo di listino di 2.495 euro. Il montaggio completo in test ha un costo che si avvicina agli 8.000 euro. Ricordiamo che i prezzi sono da intendersi tasse incluse, e che potrebbero subire delle modifiche da parte del produttore o in base alla personalizzazione richiesta.

Come è nata la Kavenz VHP 16

Prima di iniziare con l’analisi tecnica partiamo dalle premesse raccontandovi come è nata la Kavenz VHP 16. Il nome “KAVENZ” deriva dalla parola tedesca Kaventsmann, che nel gergo locale significa “persona affidabile e robusta” (Masemate). Con la figura del “montanaro” resta quindi chiaro il motivo della scelta, volendo realizzare una bici resistente e high end pronta per affrontare anche i sentieri più impervi.

Come accennato in apertura la sigla VHP è un acronimo per Virtual High Pivot.

Test Kavenz VHP 16

Giacomo Großehagenbrock e Stefan sono le due menti che hanno realizzato il marchio Kavenz, entrambi sono grandi appassionati di mountain bike e hanno portato avanti la vendita dei rinomati componenti ultraleggeri 77Designz.

Cavalcando l’onda del successo e volendosi spingere oltre si sono imbarcati nell’arduo progetto di realizzazione di una mountain bike da discesa divertente e performante.

Kavenz VHP 16 Giacomo
Giacomo in azione con la sua Kavenz

Prestazioni in salita o in discesa?

Per riassumere il concetto riprendendo una parte delle parole del produttore: “Il nostro obiettivo era quello di progettare una bici da enduro che sale come una bici all-mountain ma scende come una bici da downhill.

Per ottenere le massime prestazioni, sapevamo che dovevamo percorrere la strada “High Pivot Point”. Ma c’era una cosa che ci dava fastidio in questo progetto, ed era l’anti-squat problematico che di solito contraddistingue le bici “High Pivot Point, abbiamo quindi risolto con…”.

telaio Kavenz VHP 16

Sono passati quasi tre anni da quando Giacomo ha presentato il primo prototipo presso Eurobike, da allora l’evoluzione ha seguito il suo corso, contraddistinta da una lunga fase di test sul campo e sviluppo in lab, per ottenere un telaio prestante che sia divertente da guidare. Finalmente nell’agosto 2020 è stato avviato il processo di vendita al pubblico, e da questa data possono essere effettuati i primi ordini.

Rispetto alla versione attuale non sono cambiati molto i punti cardine del progetto iniziale, che è stato rifinito con tutta una serie di accorgimenti che lo rendono ancora più efficace. A seguire andremo a scoprire ogni suo aspetto nel dettaglio.

Per nostra fortuna, in via esclusiva, abbiamo ricevuto in test una Kavenz VHP 16 allestita di tutto punto con componenti di alto livello.

Il cinematismo VHP: velocità e Anti Rise ridotto

La Kavenz VHP 16 è contraddistinta da un cinematismo High Pivot che in parole più semplici rappresenta un punto di articolazione delle sospensioni collocato in alto nel telaio. Questo tipo di cinematismo è piuttosto particolare, e solitamente nelle prime versioni più datate presentava due tipici difetti, rispettivamente l’effetto Pedal Kickback e l’Anti Rise.

Il Pedal Kickback è un contraccolpo del pedale che si verifica durante la compressione delle sospensioni, per ovviare a questa problematica viene invertita la posizione della catena che è gestita e supportata da una pulegia supplementare. La piccola puleggia consente anche una regolazione fine e indipendente dalla corona dell’anti-squat, che è responsabile dell’efficienza della pedalata.

Inoltre questo cinematismo solitamente soffre del cosi detto Anti Rise, ossia il comportamento della sospensione viene influenzato negativamente durante la frenata. Quando l’effetto Anti Rise è molto marcato si traduce in una sospensione poco attiva e in una perdita di corsa e trazione.

Kavenz VHP 16 Anti rise frenata

Ecco perché gli ingegneri di Kavenz hanno prestato molta attenzione a questo aspetto, apportando delle modifiche che consentono alla bici di mantenere la sospensione attiva e impedisce che il baricentro del ciclista si sposti accidentalmente in avanti durante la frenata.

Kavenz ha optato per un triangolo posteriore a quattro barre e una curva di elevazione delle ruote non troppo estrema. Ciò ha consentito di raggiungere un valore anti-squat di poco inferiore al 100%. Questa soluzione tecnica che sulla carta garantisce l’assenza di oscillazioni indesiderate e la mancanza di contraccolpi di pedale, è stata appunto chiamata VHP16.

Come risultato si ottiene una mountain bike reattiva e dal comportamento molto prevedibile.

Il telaio della Kavenz VHP 16

Il telaio della Kavenz viene saldato a mano in Germania impiegando tubi dritti in alluminio 7020, il produttore sceglie di non utilizzare l’idroformatura, per ottenere forme nette e marcate dal sapore retrò, anche se per ammodernare la linea il passaggio dei cavi è interno allo chassis.

Sul tubo obliquo troviamo un supporto per il montaggio del portaborraccia: lo spazio è abbondante e consente di inserire anche le borracce più capienti.

saldatura artigianale telaio MTB

Si punta tutto sulla facilità di manutenzione e funzionalità, per garantire robustezza e durata, negli snodi vengono installati cuscinetti sovradimensionati.

È possibile montare un adattatore ISCG05 (venduto a parte) per aggiungere un bash guard che protegge la corona.

Per l’hardware del cinematismo Kavenz utilizza il Titanio di grado 5, registrando un peso del telaio che ferma l’ago della bilancia a 3,28 kg senza ammortizzatore. Questi valori vengono registrati con uno chassis dotato di 460 mm di reach e 420 mm di tubo verticale.

Il telaio viene proposto con 3 diverse colorazioni: se scegliete il “classic colour” avrete accesso a tanti altri colori come il rosso, giallo, blu, arancione etc..

telaio colorato rosso
Colore Classic
  • RAW (senza sabbiatura – alluminio grezzo a vista
  • Anodizzato nero – Sabbiato e lucidato chimicamente
  • Verniciatura a polvere – RAL K5 Classic Color

Le geometrie

Rispetto alla consuetudine il produttore non offre le classiche misure standard fisse, ma piuttosto il cliente può configurare la geometria in base alle preferenze personali. Il Reach può essere selezionato in step progressivi da 20 mm partendo da 440 mm e arrivando fino a 540 mm. La lunghezza del tubo sella è disponibile con 3 valori: 420 mm, 450 mm o 480 mm tra cui scegliere.

Il tubo sterzo è lungo 110 mm o 125 mm.

Il cliente può anche decidere se utilizzare due ruote da 29″ oppure scegliere la configurazione differenziata mullet: in questo caso all’anteriore troviamo una ruota da 29″ e al posteriore un cerchio pù piccolo da 27,5″.

Kavenz VHP 16 geometrie personalizzate

L’angolo di sterzo ha un apertura di 64 gradi e l’angolo sella registra un valore di 77,5°. Il carro posteriore misura a riposo 425 mm e durante la compressione arriva a 436 mm. Questi ultimi 3 valori geometrici restano fissi, e non possono essere personalizzati.

La bici fornita per il test ha un reach di 480 mm, un tubo sella lungo 450 mm e un tubo sterzo di 110 mm.

Il prezzo e i montaggi

Come anticipato in apertura ricordiamo che Kavenz attualmente non vende una bici completamente allestita, ma solo il telaio o un set corredato di sospensioni e componenti. Il kit telaio include infatti la serie sterzo Acros, il reggisella Bikeyoke Divine e le sospensione di EXT e FOX (forcella + ammortizzatore posteriore).

Non appena la disponibilità del mercato o consentirà, verranno nuovamente offerti anche ulteriori componenti aggiuntivi di altri produttori.

telaio anodizzato MTB
Telaio Kavenz VHP 16 Anodizzato Nero

Il prezzo parte da circa 2.500 euro per il telaio grezzo nudo, mentre la versione kit con telaio anodizzato nero, serie sterzo, reggisella telescopico Bikeyoke e set ammortizzatori EXT, costa 4.625 euro.

Se acquistate un set telaio avete a disposizione diversi ammortizzatori e alcune combinazioni che includono la forcella. Tutti gli ammortizzatori vengono personalizzati con il tuning dedicato e i modelli a molla vengono forniti con la molla corretta.

Opzioni Ammortizzatore:

  • Fox Float DPX2 – Fox Float X2 – Fox DHX2 – EXT Storia Lok V3 – Intend Hover (Fox sarà disponibile dall’estate 2021)

Optioni Forcella:

  • EXT ERA 170 – FOX 38 170 – FOX 38 180 (Fox sarà disponibile di nuovo dall’estate 2021)

Sintesi caratteristiche tecniche

  • Escursione posteriore:  160mm 
  • Ammortizzatore:  Trunnion 205×65
  • Boccole ammortizzatore: 22x8mm 
  • Forcella:  160-180 
  • Crown to Axle 567-591mm  (Geometry is designed with 581) 
  • Tubo sterzo: ZS 44/56 (110mm or 125mm) 
  • Serie sterzo: ZS44/28.6 | ZS56/40  (per forcelle tapered) 
  • Freno posteriore: IS 2000 Diematro disco post. 203 mm (PM 203 adattatore incluso) 
  • Perno posteriore: X12 – 148mm (BOOST) 
  • Movimento centrale: 73 mm BSA (ISCG 05 adattatore opzionale) 
  • Guida catena: Top Guide per il Idler Pulley è incluso
  • Linea catena: 49 mm per performance in climbing gears oppure 52 mm per priorità DH gear
  • Coperotni: 29“ x 2,6“ (spazio 81 mm) Opzione 27,5“ per la ruota posteriore con il semplice cambio dell’attacco ammortizzatore.
  • Tubo sella: 31.6 mm interno / 35 mm esterno – Opzioni lunghezza: 420mm / 450mm / 480mm
  • Reggisella: 31.6 mm con cavo interno  Inserimento massimo: (420) 280mm / (450) 310mm / (480) 340mm  Inserimento minimo: 100mm 
  • Borraccia: 750 ml  (sideload bottle cage only) 
  • Idler Pulley: 14T N/W 
  • Cuscinetti: 15x28x7 Max Type (S6902 LLU MAX) (solo un tipo di cuscinetti oversized per tutto il telaio) 
  • Peso: 3,28 kg (RAW incl. hardware, senza ammo., Reach 460, Tubo sella 420) 
  • Materiale: Telaio – EN AW 7020 T6 trattato termicamente dopo la saldatura,^  Perni – Titanium Grade 5

Il montaggio del modello in test

Il modello Kavenz VHP 16 che abbiamo ricevuto per il test ha un montaggio raffinato, che prevede un comparto sospensioni italiano con un set da competizione della ditta EXT (Extreme Racing Shox): il marchio vanta oltre 50 anni di esperienza nelle competizioni, ed è nato per volontà dell’ingegnere Franco Fratton che, dopo una lunga esperienza in FOX, decise di creare una propria linea di sospensioni.

Rispettivamente all’anteriore troviamo un forcella EXT Era da 170 mm e al posteriore un ammortizzatore a molla EXT Storia che gestisce una corsa da 160 mm. La forcella dispone di una doppia camera d’aria con rispettive valvole, la prima gestisce la pressione generale, mentre la seconda interviene sulla parte centrale della corsa e sul fine corsa, andando ad incrementare la progressività.

Sono presenti le regolazioni separate per le compressioni alle alte e basse velocità. Sotto il fodero troviamo la regolazione del Rebound.

L’ammortizzatore è dotato di un pomello di blocco che consente di rendere la piattaforma rigida durante le fasi pedalate: inoltre si possono regolare in maniera separata delle compressioni alle alte e basse velocità. Il Rebound resta unico con un pomello dedicato.

La trasmissione prevede un gruppo monocorona da 12 velocità SRAM X01 Eagle: le pedivelle sono in carbonio e misurano 170 mm, la corona è da 32 denti e viene ausiliata da una puleggia extra da 14 denti.

I freni sono dei potenti top di gamma Magura MT7, ogni calibro è dotato di 4 pistoni e viene corredato da due rotori Magura da 203 mm.

Ruote e componenti d’elite: Wheelset Revolution

La ruote sono in carbonio e prevedono un prestigioso Wheelset Revolution con cerchio in composito di We Are One Composites e mozzo di Nine Industy. Vengono impiegati dei raggi Sapim CX Race. Per saperne di più potete visionare la nostra presentazione delle ruote Revolution.

Le coperture scelte sono delle Continental Der Baron con sezione da 2,4″ per anteriore e posteriore. La spalla delle coperture è rinforzata con una texture anti taglio Protection Apex.

Il reggisella è telescopico, un prestigioso Bike Yoke Divine da 160 mm, che viene guarnito con una sella ergonomica 77Designz.

Il cockpit è di 77Designz, il manubrio è in carbonio ed è largo 800 mm, l’attacco manubrio è un prestigioso Onepiece Stem in alluminio (viene ricavato dal pieno). Anche le manopole sono dello stesso brand, e sono dotate di un solo collarino d’ingaggio. Abbiamo già avuto modo di testare la qualità e l’affidabilità di questi componenti ultraleggeri per MTB.

Nella configurazione attuale registro un peso abbastanza contenuto di circa 14,6 kg senza pedali.

Ecco la nostra presentazione video con una piccola anteprima della prova sul trail.

Test sul trail

Dopo la doverosa presentazione andiamo a riportare per iscritto le impressioni di guida e le sensazioni percepite durante l’utilizzo della Kavenz VHP 16. Per completezza d’informazione ricorco che questa MTB da enduro è stata testata a fondo su diversi tipi di fondo, in diversi trail e circostanze, alternando le percorrenze in salita con quelle in discesa.

Kavenz VHP 16 recensione italiano

Nonostante la destinazione d’uso aggressiva e lo chassis in alluminio, appena si prende in mano la bici risulta decisamente più leggera di quanto la mente faccia percepire con uno sguardo.

Ovviamente oltre ad un telaio di qualità sottolineiamo che il merito è della componentistica raffinata e leggera: come ad esempio il gruppo SRAM X01 con parti in carbonio, il wheelset sempre in composito, manubrio e attacco 77Designz ultra light e cosi via.

Il telaio con la finitura RAW offre un look originale che conferma l’artigianalità del prodotto, lasciando a vista le saldature e i segni della lavorazione. Si tratta di una finitura piuttosto particolare che lascia ampio spazio ai giudizi legati ai gusti personali, dividendo chi la apprezza molto e chi probabilmente preferirebbe una verniciatura.

Lascio quindi a voi l’ardua sentenza, ricordando che in ogni caso la Kavenz è disponibile con svariate opzioni di colore.

Kavenz VHP 16: la seduta e il rendimento di pedalata

Le geometrie della Kavenz consentono di ottenere una posizione di seduta molto comoda, anche grazie all’angolo sella piuttosto ripido (77,5°). Possiamo quindi paragonarla con tante altre bici da enduro moderne, in cui il rider siede in una posizione piuttosto verticale, con il corpo che resta ben centrato sulla bici anche una volta in piedi sui pedali.

Una scelta ottimale che facilita la gestione del baricentro durante l’azione.

prova e test della Kavenz VHP 16 enduro

Grazie a queste caratteristiche diventa più semplice convertire potenza impressa sui pedali in propulsione efficiente, senza doversi allungare in avanti o arretrare sulla sella. Devo dire infatti che nonostante la categoria sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla sua pedalabilità, sia per le risalite scorrevoli che per i tratti tecnici all’interno del trail.

Nonostante l’ammortizzatore a molla EXT Storia sia molto sensibile, la parte posteriore del carro è molto stabile e non soffre dell’effetto bobbing durante la pedalata: se poi chiudete la sospensione azionando la leva di blocco il retrotreno rimane quasi immobile. Una soluzione ideale per affrontare le salite scorrevoli e lineari, ottima per lo scenario tipico dell’enduro race.

salita tecnica le radici
Salita tecnica su radici

Nelle salite tecniche si riesce a gestire la bici senza troppa fatica, anche se dobbiamo tenere ben a mente che non si tratta di una trail bike e come tale ha i suoi limiti. Anche se la salita risulta sconnessa, piena di sassi, ripida o ricca di radici, la Kavenz riesce a portarvi in cima con un grip adeguato e con un comportamento facile da decifrare.

Per questo aspetto c’è da dire che sicuramente influiscono anche le coperture utilizzate e il wheelset.

Il modello in test monta dei pneumatici che non avevo mai provato prima. Vi anticipo che dopo il primo adattamento, sono riuscito a trovare il giusto feeling anche alle alte velocità di percorrenza e su diversi tipi di fondo. Quindi confermo anche la bontà dei copertoni Continental.

Catena e cinematismo VHP

Vedendo la particolarità della trasmissione e del suo cinematismo, sorge spontaneo chiedersi se la puleggia supplementare vada ad influire sull’efficienza di pedalata. Per quando mi riguarda si potrebbe anche dire che sotto l’aspetto tecnico l’attrito vada a richiedere una “micro” percentuale di sforzo in più, ma all’atto pratico devo dire non si percepisce in alcun modo una resistenza anomala, ne durante l’utilizzo, ne durante il cambio delle marce. Questo rispetto ad una qualsiasi altra trasmissione tradizionale.

virtual high pivot
Guida catena 77Designz su puleggia da 14 T

L’unica accortezza da avere per evitare una concreta inefficienza del sistema, e quella di tenere sempre ben pulita e lubrificata la trasmissione. Se non sapete come pulire la catena della MTB vi lascio a disposizione il tutorial. Infatti la catena dovrà essere ben pulita e libera di scorrere visto che deve gestire una curva supplementare.

trasmissione SRAM X01 Eagle
Trasmissione con cinematismo High Pivot

L’altra criticità potenziale che abbiamo presentato è l’effetto Anti Rise. Quando vengono premuti freni il carro rimane neutrale senza comprimersi, esattamente come promesso sulla carta. Grazie a questa soluzione si ha un sistema di sospensioni sempre attivo anche durante le frenate brusche.

Questo contribuisce a rendere la Kavenz VHP16 una compagna ideale per chi ama frequentare i sentieri accidentati o per chi vuole competere nelle gare di enduro.

La discesa: la sua vocazione naturale

Vediamo ora come si comporta in discesa. Dopo il primo adattamento devo dire che rispetto ad altri mezzi che ho provato la posizione di guida risulta piuttosto intuitiva e familiare. Questo aiuta sicuramente ad infondere sicurezza che si trasforma in maggiore divertimento durante le fasi di discesa.

Per onestà devo fare presente che il cockpit mi è familiare, in quanto sulla Stanton Switchback 160 ho montato lo stesso attacco e manubrio di 77 Desisignz: per il resto la componntistica è per me “completamente sconosciuta”.

Kavenz VHP 16 discesa e DH

Nonostante le sospensioni appena regolate, le gomme mai usate prima (pressioni ideali da capire) e i freni magura, sono riuscito a trovare un buon feeling già dalla seconda uscita. La confidenza cresce rapidamente appena si intuiscono le sue potenzialità e il tipo di risposta dei componenti, invogliando il rider a spingere sempre di più con velocità elevate.

Sospensioni: salti e tenuta

Inutile dire che la Kavenz ti stampa il sorriso sulla faccia, una volta che realizzi con quanta semplicità puoi copiare gli ostacolo o scegliere le traiettorie più sporche e tecniche. Il suo cinematismo progressivo ausiliato dalla molla tiene la ruota sempre incollata al suolo e offre una sensazione “botomless”, ossia si percepisce una sospensione sempre attiva e abbondante che non va a fine corsa. Il travel a disposizione sembra sempre in surplus.

Premetto che non faccio salti importanti e ho un peso piuttosto leggero, ma sono sicuro che questa sensazione venga offerta anche ai rider più massicci e aggressivi. Visto e considerato che entrambe le sospensioni sono tarate correttamente per funzionare con il mio peso.

Kavenz VHP 16

Come anticipato la sospensione tende a tenere il carro ben piantato sul terreno, ma se provate a fare un bump jump o prendete una rampa, vi librererà nell’aria senza troppo sforzo. Diventa infatti piacevole giocare con i massi, con le radici e i sassi. La fase più critica del salto è rappresentata dall’atterraggio, la Kavenz VHP 16 offre una sensazione piacevole di controllo con un landing soft.

Le sospensioni affondano in maniera progressiva smorzando l’impatto e tenendo la bici stabile per quel frangente di secondi in cui è necessario controllare il mezzo per mantenere la traiettoria. Questo è anche merito della forcella con doppia camera che gestisce la progressività, e delle regolazioni per velocità di compressione alle alte e basse velocità di percorrenza.

Questo comportamento mi ha anche salvato da un impuntamento brusco: sono arrivato lungo sul piatto, dopo un salto doppio con atterraggio corto. Se avessi avuto una forcella lineare avrei potuto capottare facilmente!

Manovrabilità e cambi di direzione

In apparenza viene da pensare che si tratti di un mezzo che da il meglio solo alle alte velocità di percorrenza, ma dopo la prova posso confermare che risulta stabile e precisa anche quando la velocità viene ridotta sostanzialmente. Sul tecnico lento si riesce a controllarla facilmente senza alcun problema. La Kavenz infonde fiducia e consente di osare anche dei passaggi più impegnativi.

Kavenz VHP 16 maneggevole

Il manubrio è largo e risulta d’intralcio solo quando il sentiero diventa molto stretto tra i massi e gli alberi. Una problematica irrilevante, visto che il manubrio può essere accorciato su misura in pochi minuti. Per curiosità ho fatto provare la Kavenz a un rider fuori taglia: nonostante il telaio fosse più che abbondante, la bici risulta facilmente gestibile.

la frenata in discesa sospensione attiva

In poche parole la Kavenz VHP 16 si maneggia come una 27,5″ ma sale e scende come una 29″. Mangia ogni ostacolo, infonde sicurezza e invoglia a spingere sempre di più. Divertimento, prestazioni e adrenalina garantiti, per chi cerca una bici da discesa che sia anche pedalabile.

Sono rimasto davvero colpito dalla Kavenz, e sarà un grande dispiacere rispedirla indietro! Visto il feeling che si è creato durante questo periodo vorrei tenerla in flotta per continuare a portarla nei sentieri verticali, nel suo habitat naturale.

Ringrazio nuovamente Giacomo e tutto il team Kavenz, e mi complimento per il suo carro armato da enduro!

Se state già sognando la vostra guardate anche la video recensione in cui la testo a tutto gas su diversi tipi di fondo.

Per ulteriori info contattate il produttore o visitate il sito web di Kavenz. Resto a disposizione per ulteirori chiarimenti.

Se avete bisogno di ulteriori consigli o informazioni potete seguirmi su Instagram e Facebook per richiedere una consulenza gratuita*.

(*Consulenza riservata agli iscritti sul canale YouTube e ai follower su Instagram e Facebook)

Per altre novità interessanti dal settore ciclo e MTB visita la sezione News del sito.

Sardabike MTB

I miei capi tecnici MTB/road al 70% di sconto.

I miei consigli per voi su Amazon! “In qualità di Affiliato Amazon io ricevo un guadagno dagli acquisti idonei”.

Vi lascio la lista dei migliori siti di vendita di ebike, cliccate sul banner per accedere al negozio.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è siroko-960x186.jpg